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Capo giardiniere

Ore: 14-15

Sintesi: i giardini di Versailles raccontati ai convenuti dal capo giardiniere

Sono le 14: è questa l’ora in cui un vero nobiluomo passeggia per osservare le meraviglie dei giardini di corte insieme ai suoi pari. Io sono il primo giardiniere di corte e oggi ho accompagnato in visita un nuovo ospite nella nostra immensa reggia: Guglielmo di Namor. Ho evitato di portarlo in alcune zone, visto che non tutti gradiscono gli effluvi che provengono dalle aree in cui i servitori svuotano i nobili pitali (al re, per esempio, questa cosa non disturba affatto).

Ho iniziato con alcune note tecniche: il Grand Canal ha il ruolo pratico più importante nei giardini, infatti raccoglie l’acqua drenata dalle fontane che si trovano nei piani più elevati, che viene reimmessa da pompe mosse da mulini a vento e da cavalli a tiro. Non avete idea dello spettacolo quando tutte le fontane funzionano all’unisono!

Passeggiando, non ho potuto non far notare la differenza tra i giardini all’italiana e quelli all’inglese.

I giardini all’italiana sono caratterizzati da vialetti e ingressi che portano a una serie di fontane e statue dove sono raffigurati personaggi mitologici. Le fontane del giardino all’italiana sono molto importanti perché circondano e danno un aspetto di sontuosità alle sculture e statue, con magnifici giochi d’acqua. Una caratteristica che si ritrova in tutti i giardini sono le decorazioni al suolo fatte con aiuole, siepi di sempreverdi e decorazioni floreali disegnate su prato; in più sono spesso presenti grandi gruppi di piante o complessi vegetali di alberi o arbusti potati secondo forme geometriche come alberi alti oltre 20 metri, tali da realizzare architetture vegetali. Con la stessa tecnica sono realizzati labirinti, tunnel, colonnati e anfiteatri, anch’essi presenti nei giardini all’italiana.

Un ultimo elemento presente è il giardino segreto, così chiamato perché si trova in una zona nascosta nella vegetazione; esso viene utilizzato per la coltivazione di piante rare, oltre che per i convegni romantici, diciamo: qui si nascondono le coppie che non vogliono farsi riconoscere e avvengono gli accordi più segreti.

I giardini all’inglese sono completamente diversi: una caratteristica che li differenzia da quelli all’italiana è la larghezza degli spazi, ricoperti con erba e siepi basse che trasmettono un’idea di naturalezza, anche se non è per nulla vero; è formato da grandi distese di prati ondulati in mezzo a boschetti, templi e rovine e altre costruzioni da cui prendono spunto,come per esempio i giardini orientali; sono caratterizzati anche da siepi con forme geometriche.

Ho poi voluto mostrare l’Orangerie situata a sud del castello, dove si può godere del profumo degli agrumi anche d’inverno perché conserva il caldo tra le sue pareti.

Il nobile Guglielmo si è emozionato davanti alla Grotte de Thétys (la grotta di Teti), collocata invece a nord del castello.

I lavori per essa sono cominciati nel 1664 e sono terminati nel 1670 con l'installazione del gruppo statuario, ad opera di Gilles Guérin, François Girardon, Thomas Regnaudin, Gaspard et Balthazard Marsy.

La grotta forma un’importante componente simbolica e tecnica dei giardini: simbolicamente la Grotte de Thétys è legata al mito di Apollo, e per associazione a Luigi XIV; rappresenta infatti la caverna della divinità marina Teti, ove Apollo riposava di notte dopo aver guidato per tutto il giorno in cielo il carro infuocato del sole. La grotta è una struttura a sé stante a nord del castello, con l'interno decorato da conchiglie a rappresentare appunto il legame col mare, oltre a contenere un gruppo statuario dei fratelli Marsy che mostra il dio servito dalle Nereidi (gruppo centrale) e i suoi cavalli accuditi dai servi di Teti (i due gruppi laterali). Originariamente queste statue erano poste in tre nicchie individuali nella grotta e circondate da numerose fontane e giochi d'acqua.

Tecnicamente la Grotte de Thétys gioca un ruolo importante nel sistema idrico che porta acqua ai giardini. Il tetto della grotta, infatti, ha al proprio interno una riserva che raccoglie l'acqua pompata dallo stagno di Clagny e che alimenta per gravità le fontane dei giardini più in basso.

In seguito la nostra passeggiata è proseguita con il Grand Trianon, un esempio di intreccio tra lo stile francese e lo stile italiano. Il complesso edificio si può chiamare anche Trianon di marmo, da cui prende il nome perchè rivestito all’esterno di un marmo di colore rosa che li dà un aspetto molto grazioso. Si entra attraverso un cancello che porta alla manica settentrionale a destra e la manica meridionale a sinistra. Oltre al rosa, colore che si ritrova anche nei pilastri c’è anche una pietra bionda che riveste i muri interni, in fondo alla corte si trova una loggia che ha lo scopo di unire le maniche settentrionali e meridionali.

Ormai la mia visita guidata è quasi finita e vedo che il nostro nuovo acquisto ne è entusiasta, ma manca l’ultimo nucleo del giardino che sarebbero i giardini veri e propri dove io cresco e accudisco i miei fantastici tulipani.

Il tulipano è un fiore perfetto per i giardini, infatti il suo uso è proprio quello di decorare i giardini, prati e aiuole; può essere di svariati colori tra cui viola, rosso, arancione, giallo e rosa, noi alla reggia ne abbiamo di tutti i tipi e sono io che me ne devo occupare con i miei trentadue assistenti.

Con l’ultimo nucleo finisce la guida alla scoperta dei giardini di Versailles. Sono certo che Guglielmo di Namor ne sia rimasto affascinato, e speriamo che ne rimangano altrettanto colpiti altri nobili che verranno. Noi, qui, vogliamo dettare la moda al mondo intero.

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